Margherita Furlan

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Margherita Furlan
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L’ultimo volo per Teheran

L’ultimo volo Alitalia sulla tratta Roma – Teheran decollerà il prossimo 29 dicembre. L’ultimo collegamento diretto tra Teheran e Roma partirà il 30 dicembre. “Questa decisione si è resa necessaria a causa delle scarse prospettive del volo determinate dal ripristino dell’embargo nei confronti dell’Iran da parte degli Stati uniti”. I passeggeri prenotati sui voli da e per Teheran dopo il 30 dicembre potranno chiedere il rimborso del biglietto senza penali. In un tweet la risposta della compagnia di bandiera ai tanti passeggeri che stipavano i voli diretti in Iran, anche e soprattutto alla luce di nuovo business. La decisione, annunciata dal Cbo di Alitalia, Fabio Lazzerini, in conferenza stampa a New York, segue quelle di British Ariways, AirFrance e KLM.

Nelle stesse ore, mercoledì 12 dicembre, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, interveniva al Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiedendo di vietare i test missilistici iraniani. Subito dopo – mentre il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, in visita in Israele, definiva “terroristi islamici” i miliziani di Hezbollah – Brian Hook, rappresentante speciale di Washington per la nuova politica verso Teheran, spiegava, a un ristretto gruppo di giornalisti convocati al Palazzo di Vetro, che gli Stati Uniti non intendono continuare a esentare il nostro Paese dalle sanzioni sul petrolio iraniano. Quando scadranno i sei mesi di permesso, Roma dovrà scegliere se continuare gli affari con l’Iran, oppure gli Usa. 

 

L’ultimo volo Alitalia sulla tratta Roma – Teheran decollerà il prossimo 29 dicembre. L’ultimo collegamento diretto tra Teheran e Roma partirà il 30 dicembre. “Questa decisione si è resa necessaria a causa delle scarse prospettive del volo determinate dal ripristino dell’embargo nei confronti dell’Iran da parte degli Stati uniti”. I passeggeri prenotati sui voli da e per Teheran dopo il 30 dicembre potranno chiedere il rimborso del biglietto senza penali. In un tweet la risposta della compagnia di bandiera ai tanti passeggeri che stipavano i voli diretti in Iran, anche e soprattutto alla luce di nuovo business. La decisione, annunciata dal Cbo di Alitalia, Fabio Lazzerini, in conferenza stampa a New York, segue quelle di British Ariways, AirFrance e KLM.

Nelle stesse ore, mercoledì 12 dicembre, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, interveniva al Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiedendo di vietare i test missilistici iraniani. Subito dopo – mentre il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, in visita in Israele, definiva “terroristi islamici” i miliziani di Hezbollah – Brian Hook, rappresentante speciale di Washington per la nuova politica verso Teheran, spiegava, a un ristretto gruppo di giornalisti convocati al Palazzo di Vetro, che gli Stati Uniti non intendono continuare a esentare il nostro Paese dalle sanzioni sul petrolio iraniano. Quando scadranno i sei mesi di permesso, Roma dovrà scegliere se continuare gli affari con l’Iran, oppure gli Usa. 

Il delegato di Trump per il dossier-ayatollah ha precisato che la concessione all’Italia e ad altre nazioni – i cosiddetti waivers – di continuare a tenere in piedi momentaneamente il traffico è stata semplicemente dettata da un’esigenza di mercato che interessava in primis gli Stati Uniti. Infatti, all’epoca della reintroduzione delle sanzioni, il mercato del greggio era “molto fragile”, e “non avremmo svolto bene il nostro compito, ha sottolineato Hook. Ora, evitato l’aumento del prezzo del barile, possiamo accelerare la strada verso le zero importazioni di greggio iraniano”. Hook ha fatto notare come circa l’80 per cento dei ricavi di Teheran arrivi dalle esportazioni petrolifere, e dunque “se vuoi essere serio nella deterrenza di questo Stato, primo sponsor mondiale del terrorismo, devi colpire i soldi, e ciò significa il greggio”. Mastrolilli, inviato de La Stampa, ha chiesto se Washington stia monitorando le mosse di Roma. Hook ha risposto di avere “buoni incontri” con il governo italiano, facendo capire che l’Italia seguirà il dettato americano, anche se la situazione è complicata da un punto di vista formale: l’Ue sta infatti cercando di tenere in piedi il deal sul nucleare, e ha attivato degli strumenti di protezione per le compagnie che stanno lavorando con l’Iran.  Bruxelles sta anche lavorando sullo “special purpose vehicle” per proseguire gli scambi commerciali senza l’uso del dollaro e del sistema SWIFT, controllato da Washington. 

Ma per Hook la risposta è ovvia: “se devono scegliere tra il mercato iraniano e quello americano, sceglieranno sempre l’America. Perché è molto più grande. Come ha detto il segretario Pompeo, se l’obiettivo è facilitare le transazioni umanitarie, che le nostre sanzioni incoraggiano, va bene. Noi però sanzioneremo qualunque comportamento sanzionabile. Tuttavia la mia impressione è che non sarà necessario, specialmente con l’Europa, perché abbiamo visto solo sostegno dalle sue compagnie. Diverso è il discorso con Russa e Cina, ha sottolineato il rappresentante della Casa Bianca, Paesi con cui siamo in disaccordo”.

L’Italia è il primo partner commerciale dell’Iran in Europa e potrebbe essere il Paese a pagare maggiormente l’ultima serie di sanzioni a stelle e strisce. Tra protocolli d’investimento sottoscritti dalle grandi imprese italiane – per un potenziale di investimenti, nei prossimi anni, di 27 miliardi – e 2 miliardi di export attesi (l’interscambio complessivo è di 5 miliardi perché noi abbiamo acquistato, l’anno scorso, molto di più, ovvero 3 miliardi di greggio), una chiusura del doppio binario economico tra Italia e Iran rischia di “congelare” 30 miliardi di euro di business.

Nel 2015, a causa delle sanzioni, in Iran circa 15 milioni di persone vivevano sotto la soglia di povertà, ovvero il 20% della popolazione. L’Italia era e resta fedele, leale, trasparente. In cambio di cosa?

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